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Marzo 17, 2016Dal Corriere della Sera
Un’indagine condotta dall’Associazione Italiana per lo Studio del Pancreas (AISP), dalla Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute e dal Centro di ricerca (CERGAS) dell’Università Bocconi di Milano, pubblicata sulla rivista dell’Associazione Mondiale per la Chirurgia epato-bilio-pancreatica, ha dimostrato che la sopravvivenza dei malati di cancro è di gran lunga migliore quando vengono seguiti in centri specializzati, dove possono essere curati da un team di medici multidisciplinare e da personale con esperienza, importantissima soprattutto per i casi più complessi.
544 ospedali italiani operano malati con tumore del pancreas e il 90 per cento di questi centri ha una esperienza chirurgica insufficiente per offrire un trattamento adeguato. Queste sono le conseguenze:
1) il malato ha un maggior rischio di morire per gli interventi di asportazione del tumore
2) il paziente ha una minore probabilità che il chirurgo riesca a eliminare il tumore quando è operato negli ospedali “meno preparati”.
3) il pericolo di morte sale anche per le operazioni in cui il tumore non viene asportato
4) è stato riscontrato un eccesso di interventi chirurgici palliativi o esplorativi (che potevano essere evitati)
5) spreco di risorse per il servizio sanitario dovuto all’eccesso di interventi evitabili (calcolati circa 9 milioni di euro nel periodo di studio».
C’e quindi la necessita’ di regolamentare la chirurgia pancreatica per legge come per esempio in Inghilterra e in Germania. In Italia invece non ci sono direttive in merito e ogni ospedale è legittimato ad offrire al malato con tumore del pancreas un trattamento chirurgico – spiega Gianpaolo Balzano, dell’Associazione Italiana per lo Studio del Pancreas (AISP) e responsabile Unità Funzionale di Chirurgia del Pancreas all’Ospedale San Raffaele di Milano.
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