Riflessioni sul World Pancreatic Cancer Coalition meeting 2019, Florida
Maggio 23, 2019“Road To Mont Blanc”: sintomi e fattori di rischio del tumore al pancreas, intervista a Max Canonica
Giugno 19, 2019Come nasce il progetto “Road to Mont Blanc”, introduzione di Federica Valsecchi.
Ogni giorno abbiamo il piacere di interagire con pazienti e caregivers che chiedono l’aiuto di Fondazione Nadia Valsecchi su argomenti di svariato genere inerenti al tumore al pancreas. Negli scorsi mesi ho avuto il piacere di dialogare piacevolmente con un paziente di origine torinese, il Dott. Massimo Canonica, detto Max. Dopo diversi scambi di idee e opinioni, e’ successo che io e Max siamo diventati amici! Considero Max un paziente inusuale per due motivi: 1) conosce bene tutti gli aspetti della malattia e non lascia niente al caso, 2) da sportivo non ha mai abbandonato l’attivita’ fisica nemmeno durante le cure oncologiche (intervento chirurgico prima e chemioterapia dopo). Max scala montagne, va in bicicletta, fatica in palestra, viaggia ovunque con la sua splendida famiglia. Max sta bene, e’ in gran forma e con un gruppo di amici stretti, amatori dell’alpinismo, ha deciso di affrontare un’altra sfida, di quelle belle, di quelle pesanti ma affascinanti, di quelle per le quali ci vuole disciplina e sacrificio. Durante i mesi estivi, insieme agli amici di sempre e ad una guida alpina, Max scalera’ il Monte Bianco….E’ DA QUI CHE NASCE IL PROGETTO “ROAD TO MONT BLANC”, un progetto voluto da Max per creare sensibilizzazione sul tumore al pancreas e con il sostegno di Fondazione Nadia Valsecchi. Insieme a te percorreremo queste montagne e per mano ti accompagneremo fino alla vetta!
Qui di seguito riportiamo la storia di Max, il suo percorso di cura, le sue emozioni e sensazioni e i dettagli del progetto Road to Mont Blanc, che potete seguire sulla pagina Facebook di Max, https://www.facebook.com/massimo.canonica.1 e sulla pagina dedicata https://www.facebook.com/massimocanonica2019/, sulla pagina facebook della Fondazione e sul nostro sito instagram ( https://www.facebook.com/
La storia di Max, scritta da lui!
A tu per tu con la malattia. Ho recentemente incontrato nella mia vita la malattia oncologica quando, nel dicembre 2017 mi è stato bruscamente diagnosticato un adenocarcinoma della testa pancreas, localmente invasivo. Ho affrontato un intervento chirurgico delicato, in cui parti di me sono state asportate e nuove connessioni di organi sono state progettate. Ho lasciato sul campo otto kg. ed ho conquistato un’indicibile e permanente sensazione di stanchezza universale e subdola debolezza. Nei mesi successivi ho convissuto con i disagi della chemioterapia. La malattia mi ha inevitabilmente trasformato ed il mio corpo, come amo riassumere con gli amici, è ammaccato. Ma non sono distrutto. Vivo in bilico, funambolo costantemente sul filo di un rasoio affilato. Ma non provo rabbia, vittimismo, rancore o delusione. Vivo con piena consapevolezza l’incoscienza del presente. Soprattutto sono in costante movimento, mi ritaglio momenti di sana passione, e faccio tutto quanto mi entusiasma pervaso da progettualità costruttiva.
Non tutti i mali vengono per nuocere. Ho scoperto in me, e successivamente coltivato con successo, la capacità di adattarmi, di far fronte agli eventi traumatici e soprattutto di riorganizzare positivamente la mia vita durante le nuove e costanti difficoltà. Nel mio percorso sulla via della guarigione ho lavorato e lavoro quotidianamente sulla mente e sulle emozioni, accompagnato e sapientemente indirizzato dalla mia psicologa, professionista appassionata e profondamente amica. Le risorse cui attingere e le attitudini positive sono moltiplicate. In questa nostra storia in sintesi la crisi è diventata opportunità, occasione, possibilità di conoscere me stesso e di crescere. La malattia mi insegna ogni giorno che la felicità è un percorso non la meta.
Lo sport: pillole di guarigione. In questo percorso, anche il tempo dedicato all’attività fisica mi permette di superare stanchezza e paura. Da sportivo appassionato e curioso quale già ero, ho molto creduto nei benefici sull’evoluzione della malattia esercitati dall’attività fisica costante e meticolosa, in palestra ed all’aperto. Attraverso la dedizione e la pratica sportiva ho ritrovato e mantengo entusiasmo, benessere ed equilibrio. A questa ho dedicato tempo e risorse anche nei giorni più bui e difficili dopo l’intervento chirurgico e durante la chemioterapia e sono stato sempre positivamente ripagato. Posso coscientemente affermare che lo sport in tutte le sue forme esercita un effetto prepotentemente terapeutico. Amo lo sport, gli devo molto perché mi ha insegnato il sacrificio, la fatica e l’importanza delle mete da raggiungere. Nessuno nasce pronto per affrontare un tumore ma ci si può allenare attingendo alla propria forza di volontà, alla costanza, al rigore, ed al sostegno insostituibile dei propri tifosi. Mi accompagnano infatti lungo questo tortuoso sentiero i miei trainers, determinanti con la loro energia, sensibilità e coinvolgimento sincero. Anche in questo caso ho scoperto amici veri. Lo sport sa creare un turbine di sensazioni positive che entrano a poco a poco nel mio fisico spesso affaticato e stanco. Esiste un preciso momento magico in cui percepisco un’esplosione chimica, una forza positiva che improvvisamente scorre rapida e tumultuosa nel mio torrente linfatico, irrora i miei organi e nutre il mio sistema immunitario. Lo sport è per me felicità, salute e vigore.
Monte Bianco: un progetto in quota. In questa nostra storia abbiamo ancora un capitolo che guarda al domani, secondo la massima secondo cui il futuro si programma e non si immagina. Mi sono avvicinato alla montagna ed alle attività ad essa collegate progressivamente, in età ormai adulta. Negli anni ho imparato ad amare le creste affilate, ad affrontare i pendii, a salire le cime, a respirare avidamente l’aria sottile, con gli sci e le pelli, con i ramponi, legato ad una cordata di amici fidati. Rocce, canali, cornici, sfasciumi, vallate ed esili ruscelli mi hanno regalato nel tempo emozioni sempre più intense e vere, hanno rimodellato il mio carattere e soprattutto hanno aperto il mio cuore. Anche nella malattia ho abitato questo luogo del cuore e dunque la montagna, in tutte le sue stagioni, è così diventata per me un sentimento, oggi più di ieri. E ovviamente in montagna, nei mesi successivi alla chemioterapia è nato timidamente un progetto, una piccola sfida personale. I miei compagni di cordata e la nostra insostituibile guida alpina quest’anno a luglio mi accompagneranno in vetta al Monte Bianco. La salita al Monte Bianco mi chiamava da un tempo precedente alla malattia, con pazienza, da quando avverse condizioni metereologiche nella entusiasmante stagione alpinistica precedente la malattia ci avevano respinto. Oggi prepotentemente si affaccia il desiderio intimo di sperimentarmi, la curiosità incontenibile di portare a termine questo desiderio con energia e soprattutto con spirito di sfida. Un piede dopo l’altro a quattromila metri, assaporando la fatica, legato con gli amici, con l’obbiettivo condiviso di raggiungere il risultato programmato.
Se scalo vivo oltre la malattia. L’impresa già nella sua formulazione ha il gusto intenso di una vittoria desiderata lungamente e preparata attraverso allenamenti quotidiani in palestra, in bicicletta ed in montagna, secondo un percorso virtuoso dove la volontà e l’anima giocano un ruolo dominante e successivamente, spero e credo, conquistata con umiltà e tenacia, con chi come me condivide questa passione. E’ facile: ho un sogno da realizzare per sentirmi vivo.
La condivisione del proprio vissuto: energia positiva. Mi piace lottare, credo in quello che faccio e lo affronto con costanza e rigore. Sono convinto che, anche nella malattia, soprattutto lo sforzo ed il coraggio di vincere la fatica ci permettono di gustare la sensazione autentica di vivere. Vorrei condividere la mia esperienza un giorno alla volta con grande forza e semplicità. Vorrei portare avanti questo progetto e trasmettere questo messaggio: individuare ed affrontare una sfida significa combattere, significa legittimare ed autodeterminare la propria capacità di combattente, per me, per chi mi vuole bene e per chi vive la mia stessa esperienza di malato ed ha temporaneamente bisogno di incoraggiamento e forza d’animo per reagire. Queste poche mie righe rappresentano la mia testimonianza, la mia convinzione che, se abbiamo un obbiettivo da raggiungere, viviamo comunque meglio e con positività. Tutti possiamo osare e provare ad essere più forti e tenaci della malattia e della paura utilizzando le inesauribili energie della nostra mente e del nostro corpo. Buon lavoro a tutti coloro che, drogati dalla vita, vogliono viverla pienamente con la consapevolezza della bellezza e del valore dell’esistenza, dei gesti, delle parole e delle proprie imprese.
Con energia,
Max
Dettagli del progetto “Road to Mont Blanc”, se hai un sogno credici e vivilo!
Non ero pronto ad affrontare il tumore ma ho scoperto che ci si può allenare per essere più forti della malattia. Se esiste un percorso che noi possiamo compiere fattivamente lungo la via della guarigione, mi piace pensare che possiamo affrontarlo come una sfida con noi stessi. Dopo un impegnativo intervento chirurgico, durante i mesi dedicati alla chemioterapia, è nata in me l’idea di un progetto sportivo di speranza, energia e positività: affronterò la salita al Monte Bianco con gli amici del cuore con cui condividiamo la passione per la montagna e l’alpinismo. Perseguo questo obbiettivo con entusiasmo e concentrazione e ne traggo un potente effetto terapeutico. Prima di affrontare i ghiacciai abbiamo un intenso e stimolante programma di allenamento di resistenza lunga, a bassa quota, che portiamo avanti da tempo, accompagnato da lunghe camminate a media quota con dislivello progressivo. A breve, inizieremo a muoverci in un contesto di alta montagna, su diversi terreni quali canali rocciosi, creste di misto, pendii di neve e ghiacciai. Il nostro allenamento prevede la conquista di alcune classiche e poderose cime delle nostre Alpi. Se le condizioni del tempo e del terreno lo permetteranno, nei mesi di giugno e luglio ci proponiamo di raggiungere La Testa di Tablasses, lungo il solitario e selvaggio vallone di Prefouns. Procedendo ci attende la Punta Tersiva a 3512 mt. vetta imponente al centro della Valle D’Aosta, raggiungibile dal rifugio Sogno. Più avanti ci cimenteremo nella traversata della Ciamarella per raggiungere la sommità della punta Chalanson a 3466 mt, dove assaporeremo il sapore dell’alta montagna. Nella nostra progressione verso l’obbiettivo ci sposteremo sul Nadelhorn a mt. 4327, lungo la cresta Nord-Est, affilata ed aerea. A questo punto a fine luglio ci attende paziente il Monte Bianco, raggiungibile per il Col Du Maudit, dal rifugio dei Cosmiques. La salita al Monte Bianco è l’ascensione di alta montagna per eccellenza: itinerario lungo ed impegnativo che passa sotto il Mont Blanc du Tacul, il Mont Maudit per giungere infine alla vetta Del Monte Bianco di Chamonix. In una perfetta metafora della vita e della sconfitta della malattia, mi auguro che l’allenamento, la costanza e l’entusiasmo nell’affrontare neve, ghiaccio, crepacci e creste affilate possano regalare a noi ed a voi la conquista della vetta.