Distruggere lo stroma delle cellule cancerose puo’ essere benefico nei pazienti con cancro del pancreas.
Marzo 8, 2015Presentazione Associazione Nadia Valsecchi
Marzo 21, 2015Laura Ginocchi, MD
Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana
Pisa, Italy
La Dott.ssa Laura Ginocchi lavora presso il Polo Oncologico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e si occupa prevalentemente di patologie del tratto gastrointestinale superiore, tra cui il pancreas. Si dedica inoltre alla terapia del dolore e di supporto nel paziente oncologico.
Laura lavora in stretta collaborazione con il Prof. Ugo Boggi, Professore presso la U.O. di Chirurgia Generale e Trapianti nell’Uremico e nel Diabetico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, centro di riferimento nazionale per la chirurgia del pancreas (per maggiori informazioni visitare il sito http://www.ugoboggi.com/nuovo/pancreas.html).Attualmente solo Il 10-20% circa dei pazienti con tumore del pancreas si presenta alla diagnosi con malattia passibile di intervento chirurgico mentre purtroppo oltre il 50-60% ha gia’ una neoplasia (tumore in gergo tecnico) estesa ad altri organi, cioe’ con metastasi a distanza. Nel restante 30-40% il tumore, pur non dando luogo a metastasi ma ingrandendosi localmente, va comunque ad interessare gli organi o le strutture vascolari vicino ad esso (malattia localmente avanzata).
Per i pazienti con malattia metastatica o localmente avanzata la chirurgia non è indicata, in quanto non risolutiva, per cui la chemioterapia rimane l’opzione migliore.
Il farmaco chemoterapico piu’ utilizzato per il tumore del pancreas e’ la gemcitabina, anche se nel 2011 uno studio francese ha dimostrato l’efficacacia di una terapia alternativa basata sull’associazione di 3 farmaci chemioterapici e di una vitamina (regime FOLFIRINOX: 5-fluorouracile, acido folinico, irinotecano ed oxaliplatino). Alla luce di questi risultati Laura e il suo gruppo hanno applicato un regime simile ma con alcune differenze, in particolare un dosaggio di irinotecano lievemente inferiore e di 5-fluorouracile superiore, omettendo il bolo di 5-fluorouracile (FOLFOXIRI) in un gruppo di pazienti con malattia localmente avanzata (il 30-40% descritto in precedenza).I 50 pazienti arruolati nello studio sono stati sottoposti allo schema terapeutico appena descritto. Questo trattamento ha mostrato una maggiore tollerabilita’ (minor numero di effetti collaterali) rispetto allo terapia originale (FOLFIRINOX) e si e’ dimostrato efficace, in quanto, dopo questo trattamento, più della metà dei pazienti arruolati ha potuto essere sottoposta ad intervento chirurgico. Ovviamente, al fine di valutare l’efficacia a lungo termine di questo schema terapeutico, saranno necessarie un maggiore di visite di controllo (follow-ups) nei soggetti sottoposti a trattamento. Inoltre studi con un maggior numero di pazienti potranno confermare ed eventualmente confermare I risultati ottenuti sinora.
Il team della Dr.ssa Ginocchi inoltre ha recentemente ottenuto il finanziamento di un progetto che confronterà l’attività del FOLFOXIRI verso la sola gemcitabina, come terapia adiuvante (preventiva) dopo chirurgia. Si tratta di di un progetto che coinvolgera’ molti centri per la cura dei tumori e che avra’ come fine quello di dimostrare la superiorità del regime terapeutico FOLFOXIRI (rispetto a gemcitabina) in termini di sopravvivenza libera da progressione di malattia.
Un ulteriore studio attivo presso il Polo Oncologico Pisano e coinvolgente altri centri internazionali (tra cui alcuni negli Stati Uniti di America) confrontera’ l’attività della doppietta nab-paclitaxel+gemcitabina rispetto alla classica gemcitabina come terapia adiuvante per il trattamento del tumore del pancreas operato.
Nei pazienti con malattia diffusa o localmente avanzata che non rispondono alla chemioterapia e vanno incontro ad un aggravamento clinico, ad oggi non esistono terapie di sicuro effetto. Il consiglio degli oncologi è quello, laddove possibile, di partecipare a sperimentazioni cliniche.
Un altro importante campo di interesse della Dr.ssa Ginocchi, è la ricerca traslazionale, che cerca di correlare i dati biologici di laboratorio con l’attività clinica legata ad un trattamento.
In collaborazione con l’University Medical Center di Amsterdam, si stanno attualmente valutando le basi genetiche responsabili o comunque associate al funzionamento della terapia con FOLFOXIRI precedentemente descritta.