PURPLE LIGHT NIGHT, ASSOCIAZIONE PANCAN NEW YORK
Settembre 14, 2015CORRI PER LA RICERCA: 5Km CORSA, 5Km CAMMINATA
Settembre 18, 2015Elisa Giovannetti, MD, PhD
Principal Investigator AIRC Start-Up Unit (Dipartimeto di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina),University of Pisa
Qual’e’ stato il suo percorso formativo e perche’ da medico si e’ interessata proprio del tumore al pancreas?
Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico Ulisse Dini, ed essermi appassionata soprattutto alle materie scientifiche come chimica, matematica, fisica e biologia, pensavo che all’università avrei studiato chimica, ma in estate lessi “Il caso e la necessità” di Jacques Monod e ho deciso di fare il test di ammissione a medicina. Poi è seguita la scuola di specialità in farmacologia clinica, sempre all’Università di Pisa, nel 2004, con una ricerca sperimentale sulla farmacogenetica del tumore del pancreas. In seguito c’e’ stato il dottorato di ricerca durante il quale sono andata nel laboratorio del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Universita’ VUmc di Amsterdam, dove ho poi lavorato per un periodo di post-dottorato con una borsa Marie-Curie, approfondendo una linea di ricerca sui microRNA, come il miR21, e su nuovi modelli preclinici per lo studio dei tumori del pancreas.
Adesso continuo questi studi, sempre in stretta collaborazione con i ricercatori olandesi, cosi’ come con ricercatori inglesi, tedeschi ed americani, anche grazie al laboratorio che ho recentemente potuto fondare mediante il grant Start-Up dell’Associazione Italiana per lo Ricerca sul Cancro (AIRC) a Pisa (https://www.fondazionevalsecchi.org/privacy-policy/)
Il mio interesse nei confronti di questa tipologia tumorale si e’ sviluppato dunque piuttosto presto nel corso dei miei studi. Purtroppo questo tumore ha anche colpito mio padre Alberto. Quando si ammalò io ero già laureata in medicina e a lui faceva piacere sapere che nei miei studi mi occupavo di questo argomento, anche se sapeva perfettamente che si trattava, e si tratta, di studi che potrebbero richiedere tempi lunghi prima di avere effetti sulla salute dei malati. Adesso sono passati piu’ di dieci anni ed io e la mia famiglia, cosi’ come, immagino, tutte le persone colpite da questo tumore, stiamo ancora cercando risposte che possano portare all’identificazione di cure migliori. La mia intenzione e’ ovviamente di continuare in questo impegno e credo che la ricerca sia fondamentale per identificare le cause dell’aggressivita’ di questa malattia e quindi anche I fattori critici che dovrebbero essere aggrediti con nuove, piu’ efficaci, terapie.
In linea generale puo’ descriverci di cosa si occupa la sua linea di ricerca e quali sono i punti innovativi?
Come medico farmacologo che lavora in laboratorio, il mio interesse principale e’ studiare il meccanismo con cui agiscono i farmaci antitumorali, ed in particolare capire quali fattori genetici potrebbero guidare nella scelta delle migliori terapie. A tale proposito, usiamo delle culture cellulari primarie di tumore del pancreas, un’ampia raccolta di campioni tissutali e nuove metodologie di imaging per valutare, in vitro ed in vivo, l’attività preclinica di nuovi farmaci specifici, ed approfondire le conoscenze sulle caratteristiche biologiche e genetiche di questo tumore.
Per tale ricerca e’ dunque fondamentale la collaborazione con i medici che ci forniscono i campioni, cosi’ come l’uso di nuove tecnologie che permettano di analizzare le caratteristiche genetiche. Tali caratteristiche possono ad esempio distinguere la capacita’ di metastatizzare dei vari tumori e la nostra ipotesi e’ che potrebbero essere usati per prevedere il loro decorso clinico.
Negli ultimi anni governi e fondazioni si sono resi conto dell’importanza della ricerca sul tumore al pancreas, che diventera’ la seconda causa di morte per cancro nei prossimi decenni. Come vede il futuro prossimo per la ricerca sul cancro del pancreas? Crede ci sara’ una svolta per questa malattia che vede una cosi’ bassa percentuale di sopravvivenza?
I tumori del pancreas rappresentano un’urgenza dal punto di vista medico e sociale. Fortunatamente sempre piu’ governi, societa’ scientifiche ed associazioni hanno compreso l’importanza di potenziare le ricerche su questi tumori.
L’avanzamento delle tecniche chirurgiche, incluse tecniche di robotica, cosi’ come dell’imaging, che permette diagnosi piu’ precoci ed accurate, rappresentano punti importanti. Io credo pero’ che la svolta decisiva per aumentare la sopravvivenza arrivera’ appunto dalla ricerca, grazie alle nuove tecnologie per analisi di genetica e ad adeguati studi di biologia e farmacologia molecolare. In altri tipi di tumore, come ad esempio alcuni tipi di tumore polmonare, l’uso di nuovi farmaci biologici ha rivoluzionato le strategie terapeutiche e permesso di ottenere un notevole miglioramento nella durata e qualita’ di vita di questi pazienti. Ad esempio, individuando certe anomalie genetiche del tumore del polmone, come mutazioni attivanti del recettore EGFR, si possono selezionare pazienti da trattare con farmaci specifici, che bloccano lo sviluppo della malattia. Per i tumori del pancreas non abbiamo ancora individuato simili “interruttori chiave”, pero’ le nostre ricerche dovrebbero aumentare le conoscenze sul loro complesso quadro genetico al fine di ideare “cocktails” di farmaci migliori per ciascun paziente.
Da medico cosa direbbe ai pazienti affetti da questa malattia per dare loro speranza? Ci sara’ presto una svolta decisiva nella prevenzione e nella cura di questa malattia?
Anche se io sono un medico che fa ricerca e non interagisce direttamente coi pazienti credo sia importante sottolineare che ci sono comunque sempre i pazienti al centro del nostro lavoro e dei nostri pensieri. Pur non potendo prevedere quando ci sara’ una svolta, penso che studi collaborativi fra la ricerca di base e quella applicata in clinica, con analisi sempre piu’ specifiche delle caratteristiche di ciascun tumore, saranno decisivi per ottenere presto risultati importanti riguardo alla cura di questa patologia. In passato questi studi erano piu’ difficili, per la scarsita’ del materiale tissutale disponibile, cosi’ come per i limiti delle analisi di laboratorio. Ora i chirurghi, i patologi e gli oncologi sono molto attenti alla necessita’ di andare oltre la “semplice diagnosi” e grazie al loro lavoro, noi ricercatori siamo in grado di avere materiale fondamentale con cui ottenere, con le tecnologie che abbiamo a dispozione, informazioni molto piu’ approfondite. Il nostro obiettivo e’ usare tali informazioni per poter tornare dal laboratorio alla clinica, individuando le opzioni terapeutiche ottimali.